Quando è arrivato il lockdown, Valentin aveva appena finito il suo ultimo progetto fotografico. Era in visita dai suoi genitori a Ratisbona, in Germania, per riposarsi quando le notizie riportarono che le università avrebbero chiuso. Entusiasta all’idea, ha scritto subito una nota ai suoi genitori sul tavolo della cucina: «Le università sono chiuse, potrei fermarmi qualche giorno in più». La gioia non è durata a lungo. A un certo punto aveva visto tutti i film nella sua watchlist di Netflix e ascoltato tutti i suoi album preferiti. Sperava che l’università riaprisse.
Quando alla fine dello scorso anno è stato incaricato dal settimanale «Die Zeit» di fotografare la sua generazione durante il periodo della pandemia, Valentin ha potuto comprendere la rilevanza della tematica. Tutto d’un tratto ha sentito di avere uno sguardo privilegiato su quanto stava accadendo e che la sua prospettiva potesse essere rilevante. La notte di Capodanno il fotografo ha iniziato il lavoro con il suo primo soggetto. Il fratello della sua ragazza avrebbe incontrato i suoi due migliori amici per la prima volta dopo molti mesi.
Scene di questo tipo si ripetevano continuamente. Tutti i giovani che lo circondavano erano protagonisti ideali, tutti avevano una storia da raccontare e per tutti la pandemia è stata un evento inconsueto. Persino gli amici con una vita stabile hanno iniziato a vacillare. Non è stato difficile per il fotografo spiegare loro cosa stesse cercando: tutti ne erano coinvolti e lo stavano vivendo in presa diretta, sapevano che cosa provasse l’altro.
Valentin ha scattato foto ad amici e conoscenti di conoscenti. Nella maggior parte dei casi si trattava di persone che gli erano mancate per mesi. Talvolta si trasferiva nei loro appartamenti condivisi e li fotografava mentre fumavano marijuana o mentre pranzavano con i loro genitori. Specialmente all’inizio della pandemia, ha scattato varie foto che raccontavano dell’intimità inevitabilmente creatasi tra le persone confinate a casa. Molti non riuscivano a respirare. Alcuni erano tornati a vivere con i propri genitori, lasciandosi alle spalle la libertà appena conquistata. La pandemia sembrava avere l’inesorabile potere di far venire alla luce tutti i conflitti interiori. I demoni, che erano rimasti sotto controllo grazie alle molte distrazioni di cui si poteva godere, si erano finalmente liberati prendendo il sopravvento. Alcuni amici di Valentin hanno avuto qualche problema a ricreare rapporti con le persone dopo l’inverno, e anche lui non è stato da meno. Il fatto di non sapere che cosa fare di se stessi, non avere ancora un’idea di dove aggrapparsi quando tutto trema forse fa parte del passaggio dall’infanzia all’età adulta. In questo caso, il coronavirus è stato il catalizzatore.
Copyright foto: © Valentin Goppel