Nell’area già economicamente depressa della baia di Guanabara, il porto naturale di Rio de Janeiro, lo sviluppo industriale si sta accaparrando il territorio a discapito della pesca tradizionale, lasciando solo il 12% dell’intera area a 8.000 pescatori. Le limitazioni nell’uso del territorio sono dovute alle attività della Marina militare e alle rotte marittime congestionate, ma ancor di più alle restrizioni sempre maggiori imposte dalle compagnie petrolifere, che hanno colonizzato la baia in superficie con piattaforme offshore e sul fondo marino con oleodotti e gasdotti. Oltre a possibili contaminazioni da parte dell’industria petrolifera, stimate a 0,3 tonnellate di metalli pesanti come piombo, zinco e mercurio fuoriusciti ogni giorno, la baia è anche minacciata dall’inquinamento urbano. La metropoli scarica nella baia 17 tonnellate al secondo di acque reflue provenienti dagli scarichi domestici non trattati. Secondo recenti studi dell’Università Statale di Rio, l’acqua della baia presenta un’alta concentrazione di composti che alterano il sistema endocrino. I microinquinanti recentemente scoperti sembrano causare conseguenze come la diminuzione della percentuale di uova da cova di pesce e la femminilizzazione dei pesci maschi. Negli esseri umani, gli effetti dei microinquinanti aumentano il cancro al seno, ai testicoli e alla prostata.
Questi attacchi all’ecosistema sono ancora più incisivi a causa della mancanza di controllo istituzionale del territorio e del business criminale dei rifiuti tossici, che è dominato da trafficanti di droga e milizie.
Questo lavoro fotografico, durato dal 2013 al 2019, ha visto il fotografo indagare le trasformazioni sociali ed economiche e le conseguenze sulla comunità dei pescatori di Guanabara Bay, con l’obiettivo di portare alla luce uno dei tanti drammi ambientali contemporanei, che è chiaramente parte del dibattito globale sulla sicurezza alimentare. Come affermato in una delle recenti risoluzioni internazionali delle Nazioni Unite, la pesca artigianale rappresenta oltre il 90% della pesca estrattiva mondiale. Proteggere le piccole comunità di pescatori significa proteggere gli habitat la cui biodiversità è fondamentale per garantire l’equilibrio alimentare del nostro pianeta.
Photo copyright: © Dario De Dominicis