Carola è la prima donna della sua famiglia ad avere la licenza di caccia ed è una della pochissime cacciatrici della Valle d’Aosta: solo il 2% dei cacciatori infatti è rappresentato da donne. Oggi la caccia è profondamente cambiata rispetto al passato: in Valle d’Aosta si tratta di caccia di selezione, monitorata e gestita dall’Assessorato all’Agricoltura e alle Risorse Naturali, dal Comitato per la Gestione Venatoria e dalle Guardie Forestali, a tutela della biodiversità. Per Carola la caccia è una delle possibili naturali chiusure del cerchio della vita, scegliendo di inserirsi come parte attiva della catena alimentare e accettando il suo ruolo di predatore: infatti ha scelto di consumare quasi unicamente la carne degli animali che caccia, ossia cervi, camosci e caprioli. Questa scelta, oltre ad avere un’etica precisa, ha anche un aspetto ecologico, riducendo drasticamente l’inquinamento causato dal consumo di carne. Per procurarsi sostenamento andando a caccia la conoscenza del territorio è fondamentale per la valutazione dei rischi sia nel momento dello sparo, ma anche nel recupero dell’animale e per valutare quale percorso scegliere. Gli errori potrebbero avere un prezzo altissimo, sia per la preda che per il cacciatore. La gestione di un animale una volta abbattuto prevede preparazione e conoscenze che derivano da studi e consigli tramandati di padre in figlio. Buone conoscenze significano minori sprechi e migliore preparazione di carne e pelli. Il ruolo di cacciatore per Carola è la posizione naturale dell’essere umano, legata ad abitudini, rituali precisi e alla ciclicità delle stagioni, così come succede per la vita nel bosco: anche l’Uomo è un animale e in quanto tale dipende anch’egli dalla natura.
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