Il nome Dancing Spirits si ispira alle credenze animistiche del popolo Bayaka, che vede la foresta animarsi di spiriti che si rivelano attraverso danze notturne e corse con ritmici colpi di tamburo. Nella Repubblica del Congo, dove il 60% del territorio è coperto da foresta pluviale, il governo ha suddiviso le terre concedendole in parte ai parchi nazionali e in parte alle aziende che si occupano della lavorazione del legno, mettendo a rischio i mezzi di sussistenza della popolazione locale.
In un contesto di fragilità economica, opportunità di lavoro stabili attirano persone in questa regione da varie parti del Congo e dalle nazioni vicine, portando alla costruzione di nuove strade che distruggono le comunità indigene e gli habitat della fauna selvatica. Gruppi indigeni come i Bayaka, che fanno affidamento sulla foresta per il loro tradizionale stile di vita di cacciatori-raccoglitori, si trovano ad affrontare l’emarginazione poiché i loro territori sono impattati dalle attività industriali. Inoltre l’afflusso di lavoratori aumenta le minacce alla fauna selvatica a causa dell’intensificarsi della caccia alla carne di animali selvatici, spinta anche dalla domanda urbana per il suo gusto e per lo status simbol che rappresenta.
La narrazione si svolge come un puzzle intricato, una sfida di convivenza, una ricerca per trovare l’armonia tra l’umanità e il mondo naturale, un enigma che chiede una soluzione che garantisca prosperità senza infliggere danni.
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