Se mai un Paese si prestasse ad essere teatro di drammi e immagini drammatiche, questo è l’Afghanistan, che ancora una volta ha vissuto un periodo tumultuoso della sua storia.
Il ritorno al potere dei talebani ha trasformato la vita nell’aspro e bellissimo Paese dell’Asia centrale, in particolare quella delle donne che devono sopportare il peso del loro governo islamista intransigente.
Più scioccante, forse, è stata l’immagine di un gruppo di studentesse universitarie che ha sfilato davanti a fotografi indossando burqa neri e integrali, che richiamavano il romanzo distopico “The Handmaid’s Tale”.
Apparentemente tratte dalla finzione c’erano anche le immagini del deserto che ritraevano uomini disperati stipati nel retro di furgoni intenti ad attraversare illegalmente il confine con l’Iran. Le loro maschere e occhiali li facevano sembrare comparse di un film di Mad Max.
L’assegnato di un fotografo dell’agenzia che ha raccontato la vita in un insediamento fuori Herat noto come “One Kidney Village” ha mostrato, letteralmente, le cicatrici lasciate dalla povertà: persone costrette a vendere gli organi per nutrire le proprie famiglie.
Certe cose non cambiano mai: gli scatti di tossicodipendenti con gli abiti inzuppati sotto i ponti della capitale e ancora migliaia di sfollati che vivono nelle tende.
La novità, rispetto al passato, è la presenza schiacciante di combattenti talebani ovunque, armati fino ai denti e apparentemente saldi al potere.
Foto di © Bulent Kilic / AFP, © Hoshang Hashimi / AFP, © Wakil Kohsar / AFP