Scuola Oggi
L’ultimo rapporto OCSE sull’istruzione dei maggiori paesi industrializzati fornisce alcuni dati sulla scuola in Italia: bassa percentuale di laureati, spesa per l’istruzione inferiore alla media, insegnanti mal retribuiti e anziani, e alta percentuale di ragazzi che abbandonano gli studi prima del diploma. Le problematiche della scuola italiana si registrano anche a livello strutturale. Secondo dati recenti, circa il 60% delle scuole pubbliche italiane non rispetta le più recenti raccomandazioni in tema di sicurezza e circa 600000 studenti frequentano scuole con gravi carenze strutturali. Nonostante i recenti investimenti pubblici nel settore dell’istruzione, è stato calcolato che saranno necessari 110 anni per migliorare tutte le scuole. In un paese soggetto a periodici terremoti, circa 10000 scuole non soddisfano i requisiti antisismici.
La scuola però è anche piattaforma di eccellenza e creatività. L’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire) ha recentemente censito quasi 1400 piccole scuole di montagna, frequentate da circa 250000 studenti. Le piccole scuole rappresentano una risorsa vitale in questi territori marginali, essendo un presidio essenziale per mantenere in vita le comunità più isolate. Una scuola che resiste è una comunità che non si disperde. Nelle piccole scuole i ragazzi sono organizzati in pluriclassi, con studenti di età diverse. Se da un lato le questo è visto come una soluzione di emergenza, dall’altro programmi speciali cercano di trasformare queste realtà in piattaforme di sperimentazione e innovazione pedagogica.
Un altro aspetto è quello delle “scuole nel bosco”. Nate in Danimarca negli anni ’50, la loro presenza è cresciuta in tutto il mondo e sta diventando sempre più popolare anche in Italia, storicamente molto più conservatrice quando si tratta di istruzione. Oltre alle scuole private, anche il sistema pubblico sta diventando consapevole dei vantaggi offerti dall’istruzione all’aperto, specialmente in contesti rurali dove l’offerta formativa può avvalorarsi delle ricchezze del territorio
Workforce (Forza lavoro)
Workforce è un ambizioso progetto di ricerca visiva, durato più di tre anni, che racconta il lavoro in Italia. È articolato in nove tappe, spesso lontane – non solo geograficamente – ma a volte tra loro intrecciate: i centri logistici, i concorsi di ammissione, le aste fallimentari, i call center, l’industria 4.0, i migranti nell’agricoltura, le proteste sindacali, un distretto tessile cinese, le imprese recuperate dai lavoratori. Storie diverse, che vanno dalle testimonianze delle cicatrici della crisi all’impatto della globalizzazione, dall’innovazione tecnologica alle migrazioni, dai fallimenti alle rinascite. Il filo che le unisce è nello sguardo del fotografo, e nella narrazione della realtà del lavoro oggi: cos’è e dov’è la forza lavoro, che negli ultimi tre decenni ha perso quote di ricchezza, voce politica e visibilità mediatica? Il viaggio è italiano, ma molti dei suoi luoghi potremmo riconoscerli in altri punti del mondo del lavoro globalizzato. Michele Borzoni presenta l’Italia come un caso-studio che illustra non solo gli effetti della crisi economica sul lavoro, ma anche l’impatto di processi più lunghi, come la rivoluzione tecnologica, la globalizzazione, le migrazioni. Questi includono la crescente insicurezza del lavoro, il deterioramento del vecchio settore manifatturiero, l’ascesa dei servizi della logistica, l’automazione, le sfide a produzioni locali prima vincenti e l’impatto degli intensi flussi migratori dai paesi in via di sviluppo.