Vent’anni di carriera in oltre 20.000 scatti sull’Afghanistan. Questa è l’immensa eredità che Shah Marai, capo fotografo della redazione locale di Agence France Presse (AFP) a Kabul, ha lasciato alla storia, in seguito alla sua morte avvenuta lo scorso 30 aprile. Altri 9 giornalisti hanno perso la vita in seguito al doppio attentato con bombe avvenuto nello stesso giorno.
Scatti spesso unici e accattivanti, di cui conserveremo specialmente quelli che non evocano la guerra, un paradosso in questo paese devastato da più di trent’anni di conflitti. Bambini sorridenti, palloncini colorati, lavoratori affaticati, donne discrete o conquistatrici: lo sguardo azzurro cielo di Marai, celebre tra i giornalisti che hanno vissuto o sono passati per l’Afghanistan dopo la fine degli anni 90, preferiva soffermarsi sulla vita quotidiana dei suoi compatrioti. Volti, situazioni, panorami, sfaccettature di un paese giovane e incompreso che fa del suo meglio per convivere con il quotidiano fatto di paure e privazioni. Istanti sospesi, tra sorrisi e disperazioni, che questo fotografo autodidatta che aveva scattato le sue prime fotografie sfidando i divieti dei talebani, sapeva cogliere.